Pianura ferace fra Po, Ticino e Sesia. Non più Lombardia, non ancora Piemonte
Pubblicato il 31 agosto 2018 da Umberto De Agostino
Ha iniziato a vogare nel 1940, all’età di dodici anni. Poi per Attilio Cicottino una lunga serie di vittorie nelle gare riservate ai “barcé”, le tipiche imbarcazioni a fondo piatto. Oggi l’ultimo lupo di fiume, che ha raggiunto i 90 anni, rievoca il profondo amore per le barche che fino a qualche decennio fa solcavano in gran quantità il Po e il Sesia. Amore suggellato dalla targa consegnatagli dal sindaco di Candia Lomellina Stefano Tonetti e da Giancarlo Pirola, presidente dell’associazione “Il Remo”, alla recente Barceolada sul Sesia giunta alla 24esima edizione. «Era il 1940 – ricorda Cicottino, elettricista in pensione – quando ricevetti il mio primo “barcé” dal falegname bremese Luigi Palestri: era stata una mia decisione perché mio padre non aveva la passione della pesca. Così cominciai a remare sulle acque del fiume stando in piedi, come vuole la tradizione, e ad andare alla ricerca dei posti migliori per la pesca. Avevo soltanto dodici anni e da allora il “barcé” è stato la passione di una vita».
Il suo tratto preferito era la confluenza del Sesia nel Po, a cavallo di Lombardia e Piemonte. «Remavo sulle acque racchiuse fra Candia, Breme e, sulla sponda piemontese, Frassineto e Valmacca – dice ancora il lupo di fiume – Ma subito dopo la Seconda guerra mondiale era tutto diverso: nel tratto di Po da Casale Monferrato a Valenza si vedevano sempre almeno cinquanta “barcé”. C’era più traffico sul Po che sulle strade». Anche la pesca era tutta un’altra cosa. «Si pescava di tutto: dai lucci alle carpe, dalle tinche alle più piccole alborelle – si rammarica Cicottino – Oggi la campagna è una desolazione: non ci sono più nemmeno i gab, i salici piangenti lungo le rive dei fiumi e dei fossi». Ma la passione del barcaiolo candiese non si affievolisce nemmeno oggi, all’età di 90 anni. Alla recente Barceolada è salito su un “barcé” per una breve dimostrazione di fronte al pubblico candiese e a casa non smette di ammirare l’imbarcazione costruita negli anni Settanta sempre dal bremese Palestri. Nella sua abitazione conserva i trofei conquistati da solo o con l’amico Giovanni Crivelli nell’arco di più di mezzo secolo. «Ho vinto a Candia, a Valenza e in altri posti – dice – La gara più entusiasmante, però, è stata quella fra Cardè e Villafranca Piemonte: 14 chilometri sul Po di cui la metà controcorrente». Da incorniciare, poi, il raid Candia-Venezia, una discesa dal Sesia al Po su un “barcé” portata a termine dal 4 al 9 agosto 2003 con Pirola, Crivelli e altri candiesi .
«Abbiamo voluto premiare Cicottino – spiega il sindaco Tonetti – in quanto orgoglio della comunità candiese: non è stato un atto dovuto, ma un autentico e immenso piacere perché Attilio rappresenta la grande tradizione dei pescatori e dei barcaioli di Candia e della Lomellina».
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